Capire il linguaggio dei cani by Stanley Coren

Capire il linguaggio dei cani by Stanley Coren

autore:Stanley Coren
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: Scienze Umane, Scienza, Animali domestici, Esterna, Cani, Generale, Zoology
ISBN: 9788874130726
editore: Franco Muzzio Editore
pubblicato: 2003-05-15T12:51:13+00:00


Così bardato ho ricominciato da capo; ho fatto sedere Odin sul lato del ring più lontano da me, poi, voltando di proposito la mia grande testa “a muso”, gli ho comandato: - Odin, salta! - Senza alcuna esitazione, il cagnone si è messo a trottare verso l’ostacolo che avevo guardato e lo ha saltato. Per assicurarmi che non lo avesse fatto casualmente ho ripetuto l’esperimento chiedendogli di saltare l’altro ostacolo, e fui ha eseguito l’ordine alla perfezione; ho avuto così la conferma che non si trattava di un caso, che Odin poteva leggere facilmente la posizione della mia testa, e infatti lo fece. Dopo il terzo salto, ho interrotto il test. Per la verità è stato Odin a interromperlo. Mentre mi chinavo per congratularmi con lui l’ho quasi colpito in un occhio con il mio becco di carta. Per difendersi ha agguantato il muso finto con i denti e ha cominciato a tirarlo, ma non riusciva a levarmelo perché era attaccato con gli elastici. Alquanto infastidito, ho gridato: - Odin, mollalo! - I miei cani ubbidiscono a questo comando sputando quello che hanno in bocca, per cui Odin, ubbidiente, ha lasciato andare il naso finto che, per effetto degli elastici, è ripiombato con forza sulla mia faccia. Il bruciore al viso e il mal di testa che mi vennero di conseguenza mi convinsero a interrompere l’esperimento.

Sulla base del mio piccolo studio, ho spiegato alla collega che, se invece di puntare il dito verso l’oggetto, avesse orientato il corpo inclinandosi leggermente in avanti, e avesse fissato lo sguardo in quella direzione, avrebbe avuto sul cane lo stesso effetto che ha il puntare un dito per gli esseri umani. Lei però era ancora scettica ma voleva comunque fare una prova, così mi ha invitato a casa sua per assistere al test. Sally, la sua springer spaniel, reagì al dito puntato proprio come mi aveva descritto la collega, guardando la mano invece del biscotto che io avevo furtivamente fatto cadere in mezzo alla stanza. Però, quando la psicologa “puntò il corpo e la testa”, Sally si girò per allinearsi sulla stessa linea visiva della padrona. E subito dimostrò di aver capito, guardando il biscotto e trangugiandolo in un batter d’occhio. La seconda ragione per cui la sua analisi non è adattabile ai cani è che con molta probabilità alcuni aspetti di questo comportamento sono acquisiti. Per quanto riguarda la nostra specie, genitori e figli interagiscono molto “puntando”. Il genitore indica il gatto vicino al bambino e dice: “Vedi, questo è un gatto”, oppure punta il dito verso l’ospite e dice: “Guarda, c’è zia Silvia”. Quando gli dà da mangiare, e il bimbo può scegliere fra due pietanze, il genitore indica il primo piatto e chiede al piccolo: “Vuoi le carote?”.

Poi, spostando il dito verso l’altro piatto, continua: “Oppure preferisci i piselli?”. Numerose interazioni come queste insegnano al bambino il significato che ha puntare un dito.

La prova che l’atto di indicare è un gesto che si apprende, viene dai “bambini nascosti”, come è chiamato questo grave problema infantile.



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